PROGRAMMA – Târgul de Fete de pe Muntele Găina 2023: concerti, spettacoli folcloristici, proiezioni di documentari e fuochi d’artificio

Sempre più spesso compare nel nostro vocabolario il termine “fatto a mano”, che si riferisce alla fabbricazione di oggetti a mano da parte di una persona. Anche se la persona in questione utilizza determinate macchine, queste devono comunque essere maneggiate dall’artigiano. Allora, certamente, l’oggetto risultante può essere definito “fatto a mano”.

Che si chiami mestiere, artigianato o lavoro manuale, l’arte del “artigianato” affonda le sue radici in tempi antichissimi quando le persone, sprovviste degli strumenti necessari, realizzavano oggetti in legno o argilla per rendere la vita più facile e più bella. Un esempio di uomo che si occupa dell’arte del “fatto a mano” è Bianca Haţegan, una donna modesta di Alba Iulia, che spinge chi la circonda verso la bellezza, l’armonia, l’autenticità, verso un’esistenza la cui quotidianità include l’arte.

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Composizioni floreali, pasquali, martisores, composizioni natalizie o ancora maglieria fanno di Bianca “l’uomo accanto a noi”. E anche se si pensa che sono forse più costosi di quelli prodotti industrialmente perché il prezzo del “unico” è determinato anche in base al tempo e alla creatività dell’artista, non solo ai materiali utilizzati, il prezzo è esattamente lo stesso di in altre parti o anche più piccole.

– Come sei arrivato ai fiori e alla creazione?

– Mi sono laureata alla Facoltà di Arti Decorative e Design di Cluj Napoca e ho sempre amato la creazione e tutto ciò che riguarda la creazione, ma sono arrivata ai fiori per caso. Ho finito l’industrial design, ho fatto anche 2 anni di fashion styling, ma ho optato per l’industrial design perché è una gamma molto più ampia e alla fine sono arrivata ai fiori. Ho la mia attività dal 2014 e ora ho anche un laboratorio. Trascorro molto tempo in questo posto in modo che tutto vada come desidero.

– Quanto tempo lavori perché qualcosa diventi “unico”?

– Ci vuole molto tempo perché qualcosa diventi “unico”. Per realizzare ciò che voglio automaticamente, devo documentarmi in modo che venga fuori come me lo immagino. Inizio sempre con la documentazione, poi la comunicazione con la persona per la quale voglio creare il layout o l’evento. Se voglio solo metterlo in vendita, non per una persona in particolare, allora diventa automaticamente unico nel vero senso della parola, perché è fatto della mia anima.

– Come trasformare la passione creativa in una professione?

– Mi dedico molto a quello che faccio, amo davvero quello che faccio e quando fai ciò che ami, automaticamente viene fuori qualcosa di bello. Forse non sempre, ma cerco di comunicare molto con le persone per capire cosa vogliono e poi naturalmente quello che faccio si trasforma in arte.

– Cosa ti attrae di questo mondo “fatto a mano” e cosa ti spinge a creare?

– Per me “fatto a mano” significa unicità, significa diversità, significa diverso, significa libertà di espressione, non solo “fatto a mano” ed è quello che cerco di trovare ogni giorno in tutto ciò che faccio, ecco chi sono.

– Sei tra la passione per il “fatto a mano” e l’amore per i fiori. In che modo fai pendere la bilancia?

– Sono partito dall’idea del “fatto a mano”, quindi creare, andare verso l’oggetto fatto a mano. Ora veniamo ai fiori. In effetti, ho fatto diverse cose legate alla creazione, al lavoro a maglia, ai gioielli, ma alla fine mi sono innamorata dei fiori, per così dire. Il fiore è qualcosa di meraviglioso, puoi lavorarci molto facilmente, puoi modellarlo, che per me ha finito per essere un lavoro molto bello.

– Come spieghi o comprendi queste creazioni realizzate su un tapis roulant o dopo vari tutorial?

– Dal mio punto di vista, l’ambizione di alcuni di dimostrare che anche loro possono, che è semplice o il desiderio di fare qualcosa di redditizio è il denaro. Mi rifiuto di considerare queste “creazioni” come mestieri “fatti a mano”. Questo è ciò che fa l’operaio cinese, ma con manodopera molto più economica.

– Cosa fai con un lavoro/pezzo che non è venuto come volevi?

– Lo terrò e ci tornerò un’altra volta. Mi dico sempre “se non ci provassi, non saprei come farlo”. Con ogni fallimento impariamo molte altre cose.

– Cosa ne pensi del “fatto a mano” rumeno?

– In generale, “fatto a mano”, per me, non significa “fatto a mano”, ma arte manuale. E poi non tutta la vernice versata su una tela è vernice e, adattando un detto rumeno, non tutti possono tessere una frusta scoppiettante.

– Che consiglio daresti a un principiante?

– Rispondi, ma molto onestamente, alla domanda: “Mi piace quello che ho creato?”. Intendo gradevole sotto tutti i punti di vista, non solo nell’aspetto, ma anche nell’originalità, funzionalità, resistenza nel tempo, manutenzione. E solo se la risposta è sì per presentarli al pubblico. Consiglierei più autocritica, altrimenti ci si lamenta invano dell’esistenza di “fabbriche di porcellana” che, alcune, vengono ancora eseguite manualmente, ma in serie e secondo modelli dati. Dobbiamo ottenere di più se continuiamo a considerarci al di sopra di loro.

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Serena Megna

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