Una controversa eredità di quasi 200.000 euro è oggetto di un processo in corso nel comune di Fusignano in Emilia-Romagna. Giovedì 6 luglio, comparso davanti al giudice un’infermiera, sua compagna e nipote dell’anziano di cui l’aiutante si è preso cura fino alla sua morte, informa Ristorante del Carlino.
La badante di 58 anni e il suo compagno di 53 anni sono attualmente sotto processo per truffa aggravata dopo che l’anziana assistita ha lasciato loro tutto il suo patrimonio.
La vicenda è iniziata nel 2019, quando la nipote dell’anziano, una donna di 62 anni di Pianoro, ha sporto denuncia ai carabinieri dopo aver appreso che lo zio aveva lasciato in eredità alla domestica e al suo compagno l’intera sua fortuna. La nipote del pensionato afferma che la badante ha manipolato suo zio e ha approfittato del suo stato vulnerabile.
Badanta, originaria della Slovenia, è stata assunta per la prima volta nel 2007 come governante, per aiutare l’anziano nelle faccende domestiche, e dal 2010 è diventata la sua badante personale.
Il vecchio soffriva di una serie di disturbi, tra cui problemi alla vista e all’udito. Dopo un incidente in cui è caduto dalle scale, i medici hanno consigliato che qualcuno si prendesse cura di lui 24 ore al giorno.
Il pensionato, ex ufficiale militare, non aveva problemi economici. La badante aveva il potere di effettuare operazioni bancarie per un importo di 500 euro sui suoi conti.
La salute dell’anziano è peggiorata notevolmente nel 2017, quando gli è stato diagnosticato un cancro. Morì il 27 dicembre 2017. La nipote all’epoca non sapeva che esistesse un testamento, ma il custode una volta le disse che aveva accompagnato l’anziano dal notaio.
Questa visita fece pensare la nipote del pensionato ei suoi timori erano giustificati perché dopo la morte dello zio, tutti i suoi beni andarono ugualmente al pensionato e al suo compagno.
L’anziano ha lasciato loro una fortuna di 200.000 euro, che comprende la casa dove abitava, contanti e investimenti in titoli di stato.
Il testamento, datato 13 febbraio 2017, ha portato la nipote a chiedere l’intervento del tribunale. Tra le indagini svolte dalla Guardia di Finanza, guidata dal pm Marilù Gattelli, c’è stata anche l’istruttoria del notariato presso il quale è stato emesso il testamento.
Il punto controverso in questo caso è la capacità dell’anziano di prendere decisioni. L’accusa sostiene che le sue condizioni mediche, che includevano insufficienza cardiaca e degenerazione cerebrale, lo hanno reso vulnerabile e gli hanno fatto prendere decisioni che non avrebbe preso se fosse stato sano. In questo contesto, l’infermiera e il suo compagno sono accusati di averlo convinto a scrivere il testamento.
Il notaio deve affrontare anche accuse di falso ideologico. L’accusa contesta al notaio di aver omesso di menzionare che l’anziano si trovasse in uno stato di inabilità mentale, stato che “potrebbe essere riconosciuto da un osservatore esterno anche senza perizia medica”.
Invece, i difensori sostengono che tale osservazione non era possibile da parte del notaio e che, nonostante le sue malattie, l’anziano era in grado di prendere decisioni autonome.
La prossima udienza si terrà a fine settembre.
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