Un recente studio mostra fino a che punto siamo arrivati a consumare le risorse naturali del nostro pianeta.
Secondo i dati di “The Circularity Gap”, prodotto dall’agenzia internazionale Circle Economy, in collaborazione con Deloitte, sembra che nell’ultimo mezzo secolo il consumo globale di risorse e materie prime sia triplicato.
L’economia globale è attualmente circolare solo per il 7,2%. Sorprendentemente, rispetto al 2018, il trend è in calo. Quell’anno, l’economia circolare era stimata al 9,1%.
Non ci prendiamo cura del pianeta, pensiamo solo ai soldi e ai profitti
È interessante affrontare la questione dal punto di vista del nostro Paese, che è sulla buona strada, prendendo coscienza dell’importanza dell’economia circolare. Siamo pionieri in questo campo, è vero, ma le prospettive sono buone, dicono gli esperti, soprattutto in alcuni settori dell’economia.
“La Romania sta muovendo i primi passi nella transizione da un’economia lineare a un’economia circolare, un processo complesso e di lungo periodo. Nel 2021 l’economia rumena è stata circolare solo per l’1,4%, rispetto a una media dell’UE dell’11,7% La Strategia Nazionale per l’Economia Circolare, adottata nel settembre 2022 e che sarà integrata da un piano d’azione entro il terzo trimestre di quest’anno, dà un segnale importante e tempestivo.
Ciò ha identificato i primi sette settori economici come potenziali per la circolarità per la Romania – agricoltura e silvicoltura, automobilistico, edilizia, alimenti e bevande, imballaggi, tessile, apparecchiature elettriche ed elettroniche -, che saranno presi di mira, come raccomandato anche dallo studio, attraverso azioni concrete azioni e priorità nel piano d’azione. In pratica, tutte queste aree creeranno significative opportunità di business per le aziende, che avranno a disposizione nuove strutture e fonti di finanziamento pubbliche e private”, ha affermato Adrian Teampău, direttore dei servizi fiscali di Deloitte Romania.
“Nel 2015 solo otto grandi economie (Francia, Germania, Italia, Giappone, Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada e Federazione Russa) hanno prodotto oltre l’85% dei gas serra mondiali. Attualmente i numeri sono in rapido aumento nei Paesi con economie emergenti e si stima, ad esempio, che la sola Cina sia responsabile del 75% dell’aumento dei consumi di materie prime negli ultimi 20 anni. Le soluzioni proposte dallo studio si rivolgono a tre categorie di Stati, in base alle dimensioni e all’impronta delle loro economie nell’equazione globale del consumo di risorse.
In primo luogo, gli Shift States, con alto reddito pro capite e alto tenore di vita, che consumano il grosso delle risorse e sono all’origine dei principali squilibri naturali; in questa categoria rientrano Stati europei e nordamericani, Australia, Paesi del Golfo ed Estremo Oriente, che devono ridurre il consumo eccessivo e accelerare gli sforzi per rendere verdi i mezzi di produzione”, raccomanda lo studio pubblicato da Deloitte.
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