Gli italiani aspettano fino a 300 giorni per una visita cardiologica / Oltre 4,5 milioni di persone hanno rinunciato a vedere un medico nel 2023 per problemi economici e liste d’attesa

Un rapporto sulla sanità in Italia evidenzia i principali problemi denunciati dai cittadini: lunghe attese per visite mediche, esami ed interventi, pronto soccorso sovraffollati, carenza di medici di famiglia e mancanza di assistenza territoriale, rileva Corriere della Sera.

Possiamo concedere 300 giorni per una prima visita cardiologica o anche neurologica con codice di priorità “D” (differibile), cioè che dovrà essere effettuata entro 30 giorni, secondo l’indicazione clinica data dal medico sulla prescrizione del Servizio Sanitario Nazionale. .

C’è anche chi ha aspettato 98 giorni per una visita gastroenterologica con priorità “U” (urgente), cioè da completare entro 72 ore. C’è anche un periodo di attesa di 159 giorni prima di procedere all’intervento chirurgico per il cancro alla prostata, che doveva essere effettuato entro 30 giorni.

E poi: scarsa assistenza in molte parti del Paese, con difficoltà a trovare un medico di base che sostituisca un medico in pensione; lunghe attese per avere un letto in una stanza; scarsa informazione sui vaccini e sui programmi gratuiti di screening del cancro.

Sono questi tra i disagi denunciati dai cittadini, nel corso dell’anno 2023, al servizio PiT Salute di Cittadinanzattiva e alle sezioni territoriali del Tribunale per i Diritti del Malato, raccolti nel “Rapporto Civico sulla Salute” di Cittadinanzattiva, presentato al Ministero della Salute .

Delle 24.043 segnalazioni (non statistiche) pervenute a Cittadinanzattiva – 9.971 in più rispetto all’anno precedente – quasi una su tre si riferisce a mancato accesso ai servizi, a causa di liste d’attesa bloccate (anche se vietate dalla legge), lunghe attese per visite, esami ed interventi e difficoltà nel contattare il sistema sanitario.

Oltre alle segnalazioni dei cittadini, l’analisi contiene anche dati provenienti da altre indagini, come quella dell’ISTAT, da cui emerge che nel 2023 circa 4,5 milioni di cittadini hanno rifiutato di sottoporsi a esami e controlli per problemi economici, liste di attesa o difficoltà di accesso – particolarmente territoriale – ai servizi.

A conferma del fenomeno dell’abbandono del trattamento sono stati poi analizzati i dati relativi alle prestazioni erogate. Nel confronto tra il 2019 e il 2023, a fronte di un aumento del numero di prescrizioni, si registra una riduzione di circa l’8% del numero di prestazioni erogate. Mentre in Lombardia, Toscana ed Emilia-Romagna la differenza tra prestazioni prescritte e prestazioni effettivamente erogate è minima, in 14 regioni le percentuali superano la media nazionale, con punte di meno 25% in Sardegna, meno 27% in Valle d’Aosta e meno 28% in provincia di Bolzano.

Aumentano le segnalazioni di cure primarie (14,2% su 24.000 segnalazioni: un aumento del 5 per cento rispetto al 2022), vale a dire i disagi denunciati dai cittadini riguardo al rapporto con medici di famiglia e pediatri, la mancanza di collegamenti tra medici di famiglia e altri specialisti, mancanza di cure sul territorio dopo la dimissione dall’ospedale.

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Selene Blasi

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