Lo spazio è la nuova frontiera della cooperazione tra Italia e Africa, un settore in cui realizzare joint venture reciprocamente vantaggiose, a cominciare dal rilancio del Centro Spaziale di Malindi in Kenya, da dove l’Italia divenne la terza potenza mondiale 57 anni fa – dopo gli Stati Uniti. e l’ex Unione Sovietica – per entrare nello spazio. Con questo spirito si è aperta oggi a Roma la Conferenza Italia-Africa sullo Spazio, iniziativa promossa dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale a seguito del rinnovato rapporto con il continente africano promosso dal Piano Mattei. “Il convegno di oggi è il simbolo di un nuovo rapporto che l’Italia vuole costruire con il continente africano, con l’obiettivo di creare nuove professionalità che possano stimolare la crescita africana, e quindi europea”, ha affermato il Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri. Antonio Tajani, inaugurato oggi in entrambi i giorni feriali alla Farnesina. “Ribadisco che dobbiamo guardare all’Africa con occhiali africani e non italiani”, ha proseguito il vicepremier, sottolineando con orgoglio la “filiera a 360 gradi” di cui l’Italia può vantarsi nel settore spazio e la necessaria cooperazione e “diplomazia della crescita”. ”. . » da implementare con tutti i nostri partner. Il tema sarà anche oggetto del panel del Ministero del Commercio del G7 che si aprirà domani in Calabria, mentre il 10 ottobre Roma ospiterà il primo dialogo spaziale italo-americano.
Anche il ministro del Commercio e del Made in Italy è tornato sulle ambizioni italiane, Adolfo Urso. Lo spazio è “al centro della nostra azione politica in seno al G7”, ha dichiarato, sottolineando che nel settore spaziale “assistiamo oggi alla stessa rivoluzione che ha colpito il mare e le sue risorse”. Se vogliamo parlare di “colonizzazione dello spazio”, per Urso l’Italia ritiene “opportuno rafforzare la partnership con attori stranieri e prevalentemente africani”, come dimostrano le sue recenti missioni in Nord Africa e nel Corno d’Africa. “Siamo già stati in Algeria ed Egitto, dove abbiamo firmato memorandum tra la nostra agenzia spaziale e quella europea; in Libia, Eritrea e Tunisia contribuiremo a creare le rispettive agenzie spaziali nazionali, mentre a settembre andrò in Kenya”, ha dichiarato il ministro, per il quale l’Italia “è pronta” a collaborare con l’Agenzia spaziale africana”, auspicando che l’Italia L’Agenzia Spaziale (ASI) può fungere da “ponte verso l’Agenzia Spaziale Europea”.
In linea con le manifestazioni di interesse per la formazione espresse dai ministri di Ghana e Somalia presenti all’incontro, Urso ha ricordato che il centro spaziale keniano dedicato a Luigi Broglio nel 1967 ha permesso all’Italia di salire sul podio delle potenze dell’esplorazione spaziale. , aggiungendo: “Vogliamo che diventi oggi una base di formazione ed educazione per i Paesi africani”. «Del rilancio della base di Malindi andrà a beneficio dell’intero continente africano», ha continuato Urso, elencando i molteplici ambiti di applicazione che il settore spaziale offre: dalla formazione alla telemedicina, passando per l’utilizzo dei dati per l’osservazione della Terra, fino alla prevenzione dei fenomeni . a causa del cambiamento climatico o della gestione della sicurezza. Ambizioni confermate anche dal presidente dell’ASI, Teodoro Valente, lato lavori. “Il sistema nazionale sta valutando” il progetto di una nuova base di lancio a Malindi, ha confermato, ricordando che sono tre le piattaforme storiche del Kenya da cui l’Italia effettua lanci dal 1967. Riguardo ai finanziatori della nuova base, Valente ha confermato “investimenti significativi, a nove cifre” e “varie opzioni”.
Il rapporto tra Italia e Africa in tema di sicurezza prenderà forma anche nel cluster sull’intelligenza artificiale (AI) e sullo sviluppo digitale che aprirà in Tunisia nell’ambito della collaborazione tra i due Paesi. In sua memoria, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Alfredo Mantovano ha sottolineato che le tecnologie spaziali “forniscono soluzioni in grado di migliorare la mappatura del territorio, sia per la produzione che per la sicurezza”, e che per questo il settore spaziale conosce sviluppi “sempre più duali, civili e militari. È per questo motivo che diventa “di fondamentale importanza” lavorare sull’infrastruttura giuridica che regola il settore, che richiede la conclusione di accordi bilaterali per lo scambio di informazioni riservate. Un “quadro essenziale”, ha osservato Mantovano, “senza il quale l’Italia non potrà condividere competenze superiori con i suoi partner”. Il sottosegretario auspica quindi che gli incontri di Roma dei giorni scorsi permettano di avviare o concludere, a seconda dei casi, negoziati tra Paesi su questo punto. Per Mantovano la nomina è comunque un’occasione per “smontare la storia di un’Italia che non è in fase con la storia”, dimostrando che “a volte, forse, la storia può seguire la volontà delle Nazioni.
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